mercoledì 3 giugno 2020

SuperMamme,lavoro e tempo libero. Cosa è davvero importante.

#mammeHulk
#oggiparlaAngela



"E pensare che solo 3 mesi fa ero alle prese con dei ritmi no stop per conciliare famiglia, casa, lavoro.
Abbiamo creato il nido per la nostra famiglia qui in città, pur avendo tutti i parenti molto lontani (il più vicino è a 200 km da casa) e nella vita di tutti i giorni, anche nelle piccole cose quotidiane, la differenza si sente.
Dall’alba del lunedì mattina e per tutta la settimana, era una corsa su tutto e più si cercava di battere l’ultimo secondo, più tuo figlio percepiva questa ansia e chiedeva “con i suoi segnali” il rispetto dei suoi tempi.

Già si sentiva questo senso di disagio quando si svegliava all’alba: effettivamente noi adulti lo facciamo per il dovere di andare a lavoro, ma un bimbo di 3 anni perché è obbligato ad entrare nel sistema di questi ritmi serrati?

*Eh ma tutti lo fanno*…
Si capisco…
Ma perché se da quando è nato facevo tanto per addormentarlo e non ci si azzardava a far rumore non sia mai si svegliasse!
“Dai, svegliamolo sono le 7:00 faremo tardi!
Poi sicuramente non si vorrà alzare,  non si vorrà vestire, fare pipì, prendere il latte, fare l’aerosol, non ti dimenticare l’antistaminico e per le 7:45 dobbiamo uscire.

Perché un bimbo dovrebbe capire che è tardi, che tu hai fretta…Perché?

E se quel giorno proprio non gli andava? Voleva dormire ancora un po’?
O semplicemente desiderava star vicino alla sua mamma senza far nulla?

Spesso vivevo la scena di trovarmi sul ciglio della porta per salutarlo e correre a lavoro e lui: “No mamma, oggi mi accompagni tu e non papà?” “Amore, mamma deve correre a lavoro così la direttrice mi darà i soldini per comprare da mangiare, i vestiti, i giochini”
"Mamma, voglio a te, io piango se non ci sei, io le cose non le voglio, non prendere i soldini”.
Comunque così iniziavano tutte le mattine ed ogni lunedì, martedì, mercoledì ecc si aspettava il week end che ci risparmiava tutto questo.
Senza contare i giorni che non stava bene tra un virus e l’altro.
Il week end era diventato l’attesa di un sogno per poter ricaricare le energie e recuperare l’arretrato della settimana per poi ricominciare.
Noi mamme ci sentiamo delle superwoman davanti ai nostri figli, troviamo una forza dentro di noi inspiegabile e sfideremo tutta la schiera dei supereroi di Marvel per proteggerli sempre e renderli felici.
Ma noi donne come stiamo veramente?
C’è tutto il tempo per la casa, per il lavoro, per i figli, per il marito e quanto tempo dedichiamo a noi stesse?
Ci mettiamo sempre al secondo posto rispetto a tutte le altre cose e quel posto diventa l’ultimo, senza dare la giusta importanza al fatto che se crolliamo noi donne crolla tutta la famiglia.
Se stiamo meglio e siamo felici noi donne, trasciniamo nello star bene tutta la famiglia.
Spesso i nostri piccoli sono insofferenti, per me non sono capricci, anche solo perché assorbono la tensione che ci sta intorno o il solo malessere della mamma.
Spesso mi sentivo intrappolata in questa routine, mi mancava anche scambiare una parola di persona con una mamma, un fratello, un nonno per un saluto, o solo uno sguardo, o solo passare da casa per far due passi con il nipotino.
Mi mancavano cose banali che poi cosi banali in fondo non lo sono per niente, una domenica a pranzo dai nonni è un evento che si ripete una volta dopo diversi mesi, quando da bambina invece non c’era domenica che non fosse a pranzo dai nonni con la mitica pasta fatta in casa.

La mia boccata d’aria, il mio momento per me stessa, per il mio corpo e soprattutto la mia mente, era la lezione di pilates in associazione. Devo ammettere che anche lì si batteva l’ultimo minuto ed ogni altra circostanza del momento mi faceva subito dire: “Vabbè non fa niente, non vado” (sempre perché anche l’ultima stupidaggine viene prima di noi). Invece, quello che aveva capito che era più importante di tante altre cose era proprio mio marito, aveva compreso che mi sentivo insostituibile e spesso era lui ad insistere perché non ci rinunciassi.

Un’ora per liberare la mente e dimenticarti di tutto (dei panni, della cena, della pratica a lavoro, della tosse di tuo figlio);
Un’ora per riascoltare il tuo corpo e sentirti meglio.
Un’ora da passare tra donne che in modi diversi vivono le tue stesse gioie ed i tuoi stessi disagi; un’ora per scambiarsi uno sguardo di conforto.
Un “Ti capisco” che spesso dice molto più di 1000 parole.
Un’ora che chi ha vissuto un po’ più di te, comprende quegli occhi stanchi o spenti e ti strappa una risata!
Semplicemente un’ora di libertà ed anche se sei su un tappetino, tu ti senti su una nuvola con il cielo sereno, nonostante fuori hai attraversato una tempesta!

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