venerdì 26 aprile 2019

La gioia di una nuova avventura inizia “cavalcando” la contrazione!

Nessuna donna si sente pronta al parto se non quando arriva il momento giusto, eppure questa esperienza è diversa per qualsiasi madre. 
Ognuna, infatti, ha un ricordo diverso del parto; per alcune è stato terribile e per altre una passeggiata: il risultato? 
L’ansia, invece di diminuire, in questi momenti raggiunge livelli altissimi senza trovare conforto ma solo lasciando prendere il sopravvento al timore.
L’umore oscilla dall’eccitazione alla paura, dall’ansia alla trepidazione e non esiste un manuale di istruzioni per prepararsi a essere madre. Di certo si possono acquisire conoscenze su come gestire il travaglio e prendere consapevolezza dei propri vissuti.
Conoscere il proprio corpo aiuta la donna a capire, da un lato, il come funziona e dall'altro a cogliere qualsiasi cambiamento in esso e soprattutto è presente a se stessa in ogni momento.
L’ansia gioca un ruolo fondamentale durante la gestazione perché ha una duplice caratteristica: può aiutare la donna a esplorare le sue emozioni, a darle un nome, a essere attiva e protagonista del periodo che sta vivendo insieme al proprio bimbo, oppure può paralizzare la donna in uno stato in cui la confusione e la preoccupazione per il futuro la anestetizzano.
Uscire di casa, lavorare fino a che è permesso, condividere le proprie esperienze con altre donne, rivolgersi a esperti del settore, aiuta a prepararsi a ciò che accade al  corpo durante il parto.
Presso l'Associazione Salute e Benessere mi confronto spesso con neo-iscritte che chiedono, all’inizio del terzo trimestre, "come mi accorgo che è il momento giusto?”.
La risposta non è per niente scontata perché il corpo manda dei segnali e con una buona preparazione alla nascita, si è in grado di discriminarli.
Ciò che sembra un ostacolo da superare per abbracciare il proprio piccolo diventa l’ultimo atto d’amore della gravidanza: aiutare il piccolo a nascere. Le contrazioni, tanto temute, sono la chiave per interpretare i messaggi del corpo; la loro l’intensità e la loro frequenza comunicano palesemente l’inizio del travaglio e  a questo punto non resta che cavalcare l’onda!!! 
Le paure inesplorate, l’esercitare il controllo porta a fermare la spinta e a non a seguire la contrazione.
Con il canto prenatale, impari a stabilire una connessione profonda tra te e il bambino; avverti la contrazione che diventa tua “alleata”: essa ti fa ascoltare il richiamo della terra, la forza di gravità, ti avvisa che il bambino ha terminato la crescita intrauterina. Non ti resta che gestire il respiro, usare la voce come analgesico  e accompagnare tuo figlio nel viaggio che lo porterà da te. 
Cosa puoi fare?
Spingere per fargli spazio,   
spingere per aiutarlo nella discesa,
spingere per agevolargli il percorso e dimezzare la sua fatica...
… e solo dopo aver assecondato le contrazioni, arriverà il momento in cui puoi guardare negli occhi tuo figlio e insieme sarete pronti per impegnarvi in una nuova avventura: la vita!

                                                                                                     Dott.ssa Nicoletta Perilli
Psicologa Psicoterapeuta

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